domenica 19 febbraio 2017

Questa non è una canzone d'amore

Ho letto alcune settimane fa un noir italiano molto inusuale, ironico, buffo e divertente,  Questa non è una canzone d'amore di Alessandro Robecchi con protagonista Carlo Monterossi, disincantato autore televisivo cinquantenne che deve il suo successo a trasmissioni che lui stesso disprezza.
"Crazy Love" è solo l'ultimo dei programmi che deprecabilmente riscuotono buona audience.
L'autore ha deciso di defilarsi, ma è costretto ad un repentino rientro non tanto per le insistenze della vulcanica presentatrice, quanto per sfuggire ad un folle omicida e per aggiustare un torto.
E' il romanzo d’esordio di uno dei migliori giornalisti satirici italiani. Una storia di delitti e scherzi del destino, esilarante e nera, tra la malavita milanese male organizzata, gli zingari generosi del campo rom, filonazisti in cerca do oggetti del passato, comprese le luger delle SS, autori di successo e televisione trash. Bellissimi i pezzi del romanzo dove sono protagonisti i due killer prezzolati e quelli dei giovani zingari che devono vendicare l'incendio del campo rom
Il linguaggio è spesso il vero protagonista e non si può non ridere e continuare a ridere anche se la vicenda non lo è per nulla
 Alessandro Robecchi (Milano, 16 giugno 1960) è un giornalista,  professionista dal 1982, scrive per il Fatto Quotidiano. È stato editorialista de Il manifesto, sul quale firmava ogni domenica la rubrica "Voi siete qui". Collabora con MicroMega e il Misfatto, l'inserto satirico de il Fatto Quotidiano, con Style e Smemoranda.
Dal 2007 è tra gli autori degli spettacoli di Maurizio Crozza, in televisione su LA7 e in teatro.
Ha lavorato come caporedattore al settimanale satirico Cuore, e ha collaborato con Diario della Settimana, Diario del Mese, Gente Viaggi . È stato critico musicale per L'Unità e ha collaborato al mensile di musica Il mucchio selvaggio, firmando i suoi commenti con lo pseudonimo di Roberto Giallo. È stato fondatore e direttore del mensile gratuito Urban.
In radio, è stato direttore dei programmi a Radio Popolare, firmando per cinque anni una striscia satirica quotidiana, Piovono Pietre (premio Viareggio per la satira politica 2001).
Ha scritto due libri: Manu Chao, musica y libertad (Sperling e Kupfer, 2001) tradotto in cinque lingue e Piovono Pietre, cronache marziane da un paese assurdo (Editori Laterza, 2011), pamphlet satirico che descrive ironicamente la politica italiana, vincitore del premio Giuseppe Giusti 2013.
 Il suo sito è http://www.alessandrorobecchi.it/




L'ispettore Monk di Anne Perry

 Ho letto con estremo piacere, in due soli giorni, l'ultimo Giallo Mondadori della  serie di William Monk  Sangue sul fiume (Blood on the Water),  n. 3152, dove ancora una volta la capacità letteraria della famosa giallista inglese Anne Perry, che  deve la sua fortuna alla brillantezza dei suoi personaggi vittoriani, alla fedeltà con cui ha saputo riproporre un mondo competitivo e spietato falsamente celato sotto uno strato apparente di perbenismo ( le sue opere sono state vendute in oltre quindici milioni di copie in tutto il mondo),  pesca nel torbido delle umane passioni con un  tocco sicuro e con una profondissima introspezione psicologica.  Ostinato, orgoglioso e impulsivo, William Monk è il secondo personaggio in ordine di importanza fra quelli usciti dalla penna di Anne Perry, dopo   Thomas Pitt. Nato nel Northumberland, figlio di un pescatore, Monk ha lavorato prima con un banchiere e si è quindi arruolato nella polizia, dove è riuscito a salire abbastanza facilmente la scala del potere, motivato dalla sua ambizione. Ma William Monk è anche uno spirito indipendente, molto emotivo, che non bada alle distinzioni di classe, e ciò lo mette rapidamente  nei guai con i suoi superiori.
Viene in seguito licenziato dalle forze dell’ordine, trova un  impiego come investigatore privato e quindi, a partire dal volume Il fiume mortale (Dark Assassin, 2006), entra nei ranghi della Polizia fluviale di Londra, occupandosi in particolare di casi inerenti il Tamigi. I suoi casi sono ambientati nell’Era Vittoriana, intorno al 1860.
Qui la storia inizia con Monk capo della polizia fluviale, che a bordo della sua barca insieme con il suo sottoposto, il fedele  Orme,  si trova a viaggiare nei pressi di un battello che naviga sul Tamigi immergendosi nella soffusa luce calante del crepuscolo di Londra. A bordo della nave si sentono risate e musica, ma improvvisamente l’atmosfera festosa viene interrotta da un boato assordante. Poco dopo la prua è investita da una lingua di fuoco e l’esplosione provoca una caduta di schegge e detriti; tutto viene avvolto dalle fiamme e sull’acqua vi sono cadaveri galleggianti, persone ferite che cercano di sopravvivere e le urla disperate di chi è ancora in grado di gridare.
William , che ha assistito al terribile spettacolo, comincia subito ad avere l'idea, basata sulla meccanica dell’avvenimento,  di essere stato testimone di un attentato. Purtroppo Monk non ha tempo per verificare la correttezza di questa sua supposizione perché le alte sfere decidono di togliergli il caso per via di non meglio chiarite implicazioni internazionali.
Ma  la tragedia è accaduta sul “suo” fiume e lui sente di avere il preciso dovere di indagare in nome delle vittime. L’urgenza di occuparsi del caso cresce ancora di più quando le autorità identificano in un egiziano il possibile responsabile del tutto, scelta che a Monk puzza tanto di facile capro espiatorio. Come capo della polizia fluviale si rimette in moto, incurante degli ordini, pronto a fare giustizia, costi quel che costi, assistito dalla fedele moglie Hester, da Scuff, il ragazzino dei moli da lui adottato. dai suoi sottoposti Orme e Hooper e da Sir Oliver Rathbone, rientrato da un lungo viaggio in Europa e Medio Oriente
Un racconto avvincente ed un finale a sorpresa da non rivelare a nessuno...

Nata a Blackheath, Londra, il 28 ottobre 1938, Anne Perry è lo pseudonimo di Juliet Marion Hulme, una donna che è riuscita a ricostruirsi una vita degna di essere vissuta anche dopo un evento tragico: la condanna in gioventù per omicidio.
Figlia del professor Henry Hulme, medico e rettore dell'Università di Canterbury in Christchurch, ed eminente scienziato ( guidò il programma britannico della bomba all'idrogeno ), le viene diagnosticata la tubercolosi, così che fin dalla più tenera età viaggia in molti posti caldi del mondo (Caraibi, Sudafrica )  nel tentativo di migliorare la sua salute. All'età di 13 anni si riunisce con il padre, che si trasferisce all'Università  della Nuova Zelanda.
Qui diviene amica intima di Pauline Parker, un'amicizia morbosa ed ossessiva. La famiglia Hulme, però, è vicina al divorzio, e così Juliet pensa che potrebbe tornare in Inghilterra con l'amica. La madre di quest'ultima, Honora Rieper, è invece decisamente contraria 
 Nel 1954 Juliet e Pauline la uccidono con premeditazione e Pauline scrive nel suo diario tutto ciò che ha intenzione di fare alla madre, una prova inconfutabile dell'omicidio..
Il processo per omicidio ebbe eco internazionale e sollevò l'indignazione pubblica. Il 29 agosto 1954 Juliet e Pauline furono condannate per omicidio, ma essendo appena sedicenni ottennero una pena inferiore a quella prevista: cinque anni di detenzione e il divieto assoluto di incontrarsi di nuovo.
Se oggi Anne Perry è ancora in vita, e se è stata in grado di ricostruirsi un’esistenza, lo deve anche e soprattutto alla benevolenza dei giudici dell’epoca che, nel 1959, dopo soli cinque anni di detenzione, le consentirono di uscire dal terribile carcere di massima sicurezza di Mt.Eden, dove venne rinchiusa dopo essere stata riconosciuta colpevole di omicidio di primo grado nei confronti di Honora Parker, in complicità con la figlia della vittima, Pauline.
Il clamore che ebbe la vicenda fece sì che questa venisse trasposta per il cinema ben due volte: la prima in un film francese del 1971, E non liberarci dal male (Mais ne nous délivrez pas du mal), la seconda in un film neozelandese del 1994, Creature del cielo (Heavenly Creatures), diretto da Peter Jackson e presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1994, Vincitore del Leone d’Argento e Candidato alla Nomination degli Oscar per la miglior sceneggiatura originale.
Finita la detenzione, Juliet parte dalla Nuova Zelanda per l'Inghilterra, poi dopo un periodo negli Stati Uniti si trasferisce in Scozia, nel paese di Portmahomack, dove vive tuttora con la madre. 
Juliet si cimenta con la scrittura e nel 1979 dà alle stampe il suo primo romanzo: Il boia di Cater Street (The Cater Street Hangman), serie di Thomas Pitt
Per tagliare i ponti con il passato, prende lo pseudonimo di Anne Perry, dal cognome del suo patrigno, e nel 2009 le viene assegnato il Premio Agatha alla carriera.
Inizia così una prolifica carriera letteraria, che affronta i vari generi della letteratura gialla.
Sia Anne Perry che l'amica di una volta, Pauline Parker, vivono in Gran Bretagna, ma dal giorno del processo non si sono più incontrate.

sabato 11 febbraio 2017

Oh Valentino...

Oh! Valentino vestito di nuovo,
come le brocche dei biancospini!
Solo, ai piedini provati dal rovo
porti la pelle de’ tuoi piedini;
porti le scarpe che mamma ti fece,
che non mutasti mai da quel dì..
Giovanni Pascoli
Non ho mai dimenticato l'inizio di questa poesia studiata ai tempi, ormai lontani, delle elementari
Martedì prossimo è il 14 febbraio, San Valentino, e nelle vetrine di negozi e  pasticcerie  sono comparse le scatole di cioccolatini per la festa degli innamorati, mischiate alle chiacchiere ed ai dolci di carnevale
La festa di san Valentino è una ricorrenza dedicata agli innamorati, celebrata in gran parte del mondo, soprattutto in Europa, nelle Americhe e in Estremo Oriente 
La festività religiosa prende il nome dal santo e martire cristiano Valentino da Terni. Venne istituita nel 496 da papa Gelasio I, che la sostituì alla precedente festa pagana delle lupercalia. 
La pratica moderna di celebrare la festa  con scambi  di messaggi d'amore e di regali fra innamorati risale molto probabilmente al Basso Medioevo, e potrebbe essere in parte riconducibile al circolo di Geoffrey Chaucer da cui prese forma la tradizione dell'amor cortese. Chaucer, nel Parlamento degli Uccelli, associa la ricorrenza al fidanzamento di Riccardo II d'Inghilterra con Anna di Boemia
Alla sua diffusione, soprattutto in Francia e in Inghilterra, contribuirono i Benedettini, attraverso i loro numerosi monasteri, essendo affidatari della basilica di San Valentino a Terni dalla fine della seconda metà del VII secolo.
Pur rimanendo incerta l'evoluzione storica della ricorrenza, ci sono alcuni riferimenti storici che fanno ritenere che la giornata di san Valentino fosse dedicata agli innamorati già dai primi secoli del II millennio. 
Fra questi c'è la fondazione a Parigi, il 14 febbraio 1400, dell' "Alto Tribunale dell'Amore", un'istituzione ispirata ai principi dell'amor cortese. Il tribunale aveva lo scopo di decidere su controversie legate ai contratti d'amore, i tradimenti e la violenza contro le donne. I giudici venivano selezionati sulla base della loro familiarità con la poesia d'amore
Soprattutto nei paesi di cultura anglosassone, e per imitazione anche altrove, il tratto più caratteristico della festa di san Valentino è lo scambio di valentine, bigliettini d'amore spesso sagomati nella forma di cuori stilizzati o secondo altri temi tipici della rappresentazione popolare dell'amore romantico - la colomba, l'immagine di Cupido con arco e frecce, e così via-
.La più antica "valentina" di cui sia rimasta traccia risale al XV secolo; fu scritta da Carlo d'Orléans, all'epoca detenuto nella Torre di Londra dopo la sconfitta alla battaglia di Agincourt (1415). in cui si rivolge a sua moglie con le parole: " Je suis desja d'amour tanné, ma tres doulce Valentinée… "
A partire dal XIX secolo, questa tradizione nel mondo anglosassone ha alimentato la produzione industriale e la commercializzazione su vasta scala di biglietti d'auguri dedicati a questa ricorrenza. Già alla metà del secolo negli Stati Uniti alcuni imprenditori come Esther Howland (1828-1904) cominciarono a produrre biglietti di san Valentino su scala industriale; la Howland in effetti si ispirò a una tradizione antecedente originaria del Regno Unito. Fu proprio la produzione su vasta scala di biglietti d'auguri a dare impulso alla commercializzazione della ricorrenza e, al contempo, alla sua penetrazione nella cultura popolare.  Il processo di commercializzazione della ricorrenza continuò nella seconda metà del XX secolo, soprattutto a partire dagli Stati Uniti, dove la tradizione dei biglietti amorosi cominciò a diventare secondaria rispetto allo scambio di regali come scatole di cioccolatini, mazzi di fiori o gioielli 
La Greeting Card Association ha stimato che ogni anno vengano spediti il 14 febbraio circa un miliardo di biglietti d'auguri, numero che colloca questa ricorrenza al secondo posto, come numero di biglietti acquistati e spediti, dopo Natale
Dal ventunesimo secolo invece la festa di San Faustino, il 15 febbraio, è considerata da alcuni la festa di chi cerca l'anima gemella, appunto in contrapposizione a San Valentino festeggiato il giorno precedente.

venerdì 10 febbraio 2017

La pensatrice

" Oggi ho fatto tagliare l'albero dei ... gattini, il salicone che in inverno aveva le gemme pelose gialle tutte profumate; era diventato troppo alto e si piegava verso la strada, pericoloso quando tirava il vento ...un po' mi è spiaciuto perché era l'albero preferito di Teddy, una delle due gatte gemelle, che saliva sempre su, fino in cima, e poi come al solito non era più capace di scendere : si girava, si rigirava, poi veniva giù aggrappata con gli unghioni e alla fine perdeva l'equilibrio e te la ritrovavi a terra, caduta in picchiata con il solito tonfo e una bella sederata, quando ti andava bene perché, se eri lì vicino all'albero, di solito rischiavi di ritrovartela addosso, visto che adora gli alberi ma è una vera frana nel ridiscendere
Quando è nata, in una scatola nella vecchia credenza, ancora da restaurare, di mia nonna, era la più grossa dei due cuccioli sopravissuti (mamma gatta era ancora troppo piccola, e malridotta, e solo due cucciolini neri erano riusciti a vivere e a iniziare a succhiare il latte ) ma fin dall'inizio è stata sempre la più paurosa
Quando Saetta filava via veloce e te la ritrovavi ovunque, curiosa, dinamica, intraprendente e giocherellona, lei se ne stava pacifica e tranquilla a dormire e usciva raramente: quando provava a salire sul vecchio albero delle rose, restava su in cima a miagolare disperata e dovevi andare a recuperarla con fatica e  danni notevoli perché ti si aggrappava e ti graffiava ben bene mentre la riportavi a terra,terrorizzata. Ho iniziato allora a chiamarla Taddea e poi naturalmente è diventata Teddy, quando anche lei ha scoperto che il mondo esterno poteva essere affrontato senza timore 
Con il passare del tempo è cambiata e ha preso l'abitudine di uscire e di starmi vicino: in qualunque parte del giardino io sia se ne sta tranquilla, seduta vicino, a fissare quello che faccio, o qualcosa che l'attira nell'erba, e sembra che pensi chissà che, per mezz'ore intere. 
Teddy la pensatrice ...affettuosa, dolce, che mi si frega contro e mi dà le testate quando non l'accarezzo o mi morde i gomiti delle braccia mentre lavoro... 
Teddy che adora giocare con le bisce quando le trova e si offende se gliele porti via e gliele ammazzi... Teddy che ha una vera passione per lo scanner e vi si acciambella sopra, quando io sono su in mansarda...Teddy che cura Saetta e si nasconde negli angoli per saltarle addosso quando passa di lì e poi si rincorrono e filano via come dei razzi, due macchie nere con le code dritte, scorrazzanti e buffe
... Teddy che l'altro giorno si è nascosta dietro al calicantus estivo perché arrivava un altro gatto nero e poi è uscita di soppiatto, pronta a saltare, ma.... ma si è accorta che non era né Saetta né la sua mamma gatta, era nero, sì, ma molto, molto più grosso, e allora si è ritirata pian piano a zampe indietro, tutta quatta quatta, e poi, da dietro ai rami dell'albero, ha sporto la testa per vedere bene chi fosse quello lì, e si è rigirata a guardarmi come per dire, " Beh, ma si può sapere chi è ?"
la mia pensatrice era proprio perplessa perché, per la prima volta, si era imbattuta da vicino  nello Zoppino, il randagio che, finalmente dopo oltre tre anni, è venuto anche lui a vivere qui in giardino, al sicuro, protetto e ben trattato, povera bestiola sfortunata !
 Quando mi dicono che preferiscono i cani perché sono più intelligenti, mentre i gatti riconoscono solo la casa e non le persone, io spesso non rispondo neppure più: queste persone non sanno di sicuro cosa si perdono a non vivere con dei gatti ... le mie tre e i due randagi convivono tra loro da gatti, gatti liberi, indipendenti, aggressivi talvolta, ma sanno benissimo che siamo noi, mia mamma ed io, che li nutriamo e diamo loro affetto amore protezione e una vita felice, sicura e priva di maltrattamenti o botte o peggio !
E' un piacere vederle arrivare di corsa, girarti intorno, miagolare, sfregarsi contente contro le gambe, lasciarsi toccare, accarezzare, venire in braccio e farsi coccolare e poi schizzare su per le scale di casa perché sanno che di sopra è un altro mondo, da esplorare, da vedere, annusare, tanto interessante e bello !
  3 dicembre 2004 "
Teddy è morta un anno dopo sua madre, pure lei a luglio e pure lei a 17 anni. Anche lei è seppellita sotto al melo accanto a sua madre
Saetta invece era morta tre anni prima alla vigilia di un freddo Natale per complicazioni polmonari. Aveva già sofferto di bronchite ed era la più delicata 

L'amore per un uomo

" In questi giorni inquieti in cui le TV ti bombardano di parole e di immagini di guerra e l'ansia ti aggredisce improvvisa perché la guerra è guerra e non si sa cosa succederà domani (11 settembre docet), ogni mattina una piccola gatta nera, bella, agile, aggressiva e tenace mi si infila rapida in mezzo ai piedi e sale velocissima le scale di casa per infilarsi in cucina e poi in soggiorno, dove va a cercare sul divano quel signore gentile e affettuoso che l'aveva trovata x caso nell'orto un giorno d'estate di alcuni anni fa e l'aveva scambiata per un piccolo topino scheletrico, quel topino a cui aveva lasciato per giorni e giorni in un angolo tranquillo del giardino latte e cibo, perché era solo un micino randagio malconcio e affamato e impaurito quando poi non lo vede lì seduto come nei mesi scorsi, corre in camera a vedere se è a letto, là dove lo trovava negli ultimi tempi, a dicembre, prima che andasse in ospedale, ma visto che neppure lì non c'è più, allora corre per tutta la casa e alla fine ritorna in cucina dove resta con quegli enormi occhi arancio a fissarti come per dirti " Ma perché non lo trovo più?" 
Come si fa a spiegare ad una gatta, la mia Killer(mamma gatta) che graffia morde e scuoia tutti i gatti del vicinato, aggressiva e selvatica, che ben raramente si fa vedere dagli estranei e tanto meno si lascia avvicinare da chi entra, anche quelli che conosce, sempre pronta a schizzare via al minimo rumore, a sparire e a nascondersi nei suoi rifugi segreti in giardino, che il suo padrone, quel padrone che lei amava tanto, che la accarezzava e la teneva in braccio per ore, se ne è andato per sempre? 
Il vuoto che c'è in casa, quel vuoto che tanto spesso sentiamo perché manca anche a noi, tanto, è lo stesso vuoto che ha anche questa piccola gatta speciale e unica … che cerca disperatamente, con tutto il suo amore, un uomo che le voleva bene! 
Se le persone fossero come questo animale forse il mondo andrebbe un po’ meglio, non trovate?
  23 marzo  2003 "


Mamma gatta è morta alcune estati fa a luglio.  Aveva 17 anni 

E' seppellita in giardino sotto al vecchio melo dove passava tante ore a dormire tranquilla mentre mia mamma ed io lavoravamo nell'orto

mercoledì 8 febbraio 2017

Perché gli altri dimenticano

La scorsa settimana con il quotidiano La Stampa ho acquistato il volume di Bruno Piazza Perchè gli altri dimenticano, ristampato in occasione della Giornata della Memoria
Era un testo che avevo cercato in passato ma che non avevo mai trovato e l'ho letto in pochi giorni. Un racconto terribile di un sopravvissuto ai campi di sterminio, uno dei più angoscianti ma sicuramente, per me che ne ho letti molti, uno dei migliori per la precisione con cui descrive il campo di Auschwitz- Birkenau, l'organizzazione con cui i nazisti seminavano la morte, le botte, le camere a gas, le punizioni, gli aguzzini SS e i Kapo, delinquenti tedeschi e polacchi, i medici e le baracche degli ammalati e dei moribondi, il mondo infernale che nessuno avrebbe mai immaginato di vedere quando furono rinchiusi sui carri blindati e deportati in Polonia.
Bruno Piazza (Trieste, 16 dicembre 1889 – Trieste, 31 ottobre 1946) fu tra i pochi sopravvissuti al campo di sterminio, tornò nella sua città nel 1945 e dedicò gli ultimi mesi della sua vita a scrivere la testimonianza Perché gli altri dimenticano. Un italiano ad Auschwitz. Morì di un attacco di cuore nel 1946
Fu scrittore  avvocato  e giornalista fino alle leggi razziali e fu testimone diretto delle camere a gas. Vi fu portato dopo una selezione di Menghele ma fu salvato da un contrordine della Gestapo in quanto detenuto politico e non solo ebreo all'ultimo minuto.
Apparteneva a una famiglia ebraica che si era distinta nella lotta per l'annessione di Trieste all'Italia. Figlio di Giulio Piazza e Olga Frankel, si sposò con Angela De Job da cui ebbe tre figli. Aveva un fratello minore anch'esso deportato ad Auschwitz che non riuscì a sopravvivere 
Bruno Piazza  si era iscritto al Partito Nazionale Fascista dal 1922. Non fu mai un oppositore del fascismo. Esercitò l'attività di pubblicista e la professione legale con successo, fino al 1938, quando fu radiato dall'albo
Venne arrestato a Trieste il 13 luglio 1944 con l'accusa di "odiare i tedeschi" e di essere "di razza ebraica"
Portato alla Risiera di San Sabba dopo alcuni giorni venne trasferito alle carceri triestine del Coroneo. Il 31 luglio 1944 fu caricato su un convoglio diretto ad Auschwitz dove arrivò dopo tre giorni, ricevette il numero 190712  e venne classificato tra i prigionieri politici; per questo motivo , al contrario di quello che succedeva a tutti gli ebrei con più di 50 anni, non fu eliminato subito dopo il suo arrivo.
Selezionato da Josef Mengele, il dottor morte, per l'eliminazione il 19 settembre 1944, trascorse un intero giorno insieme a 800 persone stipate nella camera a gas in attesa della morte. All'ultimo momento venne letta una lista di undici persone che dovevano uscire in quanto prigionieri politici o ebrei misti; il suo era l'ultimo nome. 
 Riuscì a sopravvivere ad Auschwitz-Birkenau fino alla liberazione, il 27 gennaio 1945, del campo da parte dell'esercito sovietico.
Al suo ritorno a Trieste nel 1945 ritrovò tutti i suoi familiari, fortunosamente salvatisi. Scrisse in sole tre settimane di intenso lavoro tra giugno e luglio di quello stesso anno il libro-documento, lucido e dettagliato resoconto della sua esperienza, Perché gli altri dimenticano, ma diversi editori si rifiutarono di pubblicarlo
 I figli, dopo dieci anni dalla sua morte, riuscirono a far pubblicare la sua testimonianza, nelle edizioni Feltrinelli.
L'opera di Bruno Piazza fu uno dei primissimi memoriali scritti da deportati ebrei nei campi di sterminio nazisti. Oltre a Bruno Piazza, sette furono i deportati ebrei italiani autori di racconti autobiografici nei primi anni del dopoguerra:Lazzaro Levi   Giuliana Fiorentino Tedeschi, Alba Valech Capozzi, Frida Misul e Luciana Nissim Momigliano  Primo Levi e Liana Millu. Ad essi vanno aggiunti: Luigi Ferri, la cui deposizione (in tedesco) è resa nell'aprile 1945 di fronte ad uno dei primi tribunali d'inchiesta sui crimini nazisti; e Sofia Schafranov, la cui testimonianza fu raccolta nel 1945 in un libro-intervista di Alberto Cavaliere.

Per non dimenticare perché l'odio dei  nazisti portò morte e distruzione ovunque ed è indescrivibile la sofferenza di milioni di uomini donne bambini vittime della follia assassina di Hitler e dei suoi complici