mercoledì 8 febbraio 2017

Perché gli altri dimenticano

La scorsa settimana con il quotidiano La Stampa ho acquistato il volume di Bruno Piazza Perchè gli altri dimenticano, ristampato in occasione della Giornata della Memoria
Era un testo che avevo cercato in passato ma che non avevo mai trovato e l'ho letto in pochi giorni. Un racconto terribile di un sopravvissuto ai campi di sterminio, uno dei più angoscianti ma sicuramente, per me che ne ho letti molti, uno dei migliori per la precisione con cui descrive il campo di Auschwitz- Birkenau, l'organizzazione con cui i nazisti seminavano la morte, le botte, le camere a gas, le punizioni, gli aguzzini SS e i Kapo, delinquenti tedeschi e polacchi, i medici e le baracche degli ammalati e dei moribondi, il mondo infernale che nessuno avrebbe mai immaginato di vedere quando furono rinchiusi sui carri blindati e deportati in Polonia.
Bruno Piazza (Trieste, 16 dicembre 1889 – Trieste, 31 ottobre 1946) fu tra i pochi sopravvissuti al campo di sterminio, tornò nella sua città nel 1945 e dedicò gli ultimi mesi della sua vita a scrivere la testimonianza Perché gli altri dimenticano. Un italiano ad Auschwitz. Morì di un attacco di cuore nel 1946
Fu scrittore  avvocato  e giornalista fino alle leggi razziali e fu testimone diretto delle camere a gas. Vi fu portato dopo una selezione di Menghele ma fu salvato da un contrordine della Gestapo in quanto detenuto politico e non solo ebreo all'ultimo minuto.
Apparteneva a una famiglia ebraica che si era distinta nella lotta per l'annessione di Trieste all'Italia. Figlio di Giulio Piazza e Olga Frankel, si sposò con Angela De Job da cui ebbe tre figli. Aveva un fratello minore anch'esso deportato ad Auschwitz che non riuscì a sopravvivere 
Bruno Piazza  si era iscritto al Partito Nazionale Fascista dal 1922. Non fu mai un oppositore del fascismo. Esercitò l'attività di pubblicista e la professione legale con successo, fino al 1938, quando fu radiato dall'albo
Venne arrestato a Trieste il 13 luglio 1944 con l'accusa di "odiare i tedeschi" e di essere "di razza ebraica"
Portato alla Risiera di San Sabba dopo alcuni giorni venne trasferito alle carceri triestine del Coroneo. Il 31 luglio 1944 fu caricato su un convoglio diretto ad Auschwitz dove arrivò dopo tre giorni, ricevette il numero 190712  e venne classificato tra i prigionieri politici; per questo motivo , al contrario di quello che succedeva a tutti gli ebrei con più di 50 anni, non fu eliminato subito dopo il suo arrivo.
Selezionato da Josef Mengele, il dottor morte, per l'eliminazione il 19 settembre 1944, trascorse un intero giorno insieme a 800 persone stipate nella camera a gas in attesa della morte. All'ultimo momento venne letta una lista di undici persone che dovevano uscire in quanto prigionieri politici o ebrei misti; il suo era l'ultimo nome. 
 Riuscì a sopravvivere ad Auschwitz-Birkenau fino alla liberazione, il 27 gennaio 1945, del campo da parte dell'esercito sovietico.
Al suo ritorno a Trieste nel 1945 ritrovò tutti i suoi familiari, fortunosamente salvatisi. Scrisse in sole tre settimane di intenso lavoro tra giugno e luglio di quello stesso anno il libro-documento, lucido e dettagliato resoconto della sua esperienza, Perché gli altri dimenticano, ma diversi editori si rifiutarono di pubblicarlo
 I figli, dopo dieci anni dalla sua morte, riuscirono a far pubblicare la sua testimonianza, nelle edizioni Feltrinelli.
L'opera di Bruno Piazza fu uno dei primissimi memoriali scritti da deportati ebrei nei campi di sterminio nazisti. Oltre a Bruno Piazza, sette furono i deportati ebrei italiani autori di racconti autobiografici nei primi anni del dopoguerra:Lazzaro Levi   Giuliana Fiorentino Tedeschi, Alba Valech Capozzi, Frida Misul e Luciana Nissim Momigliano  Primo Levi e Liana Millu. Ad essi vanno aggiunti: Luigi Ferri, la cui deposizione (in tedesco) è resa nell'aprile 1945 di fronte ad uno dei primi tribunali d'inchiesta sui crimini nazisti; e Sofia Schafranov, la cui testimonianza fu raccolta nel 1945 in un libro-intervista di Alberto Cavaliere.

Per non dimenticare perché l'odio dei  nazisti portò morte e distruzione ovunque ed è indescrivibile la sofferenza di milioni di uomini donne bambini vittime della follia assassina di Hitler e dei suoi complici

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