domenica 19 febbraio 2017

L'ispettore Monk di Anne Perry

 Ho letto con estremo piacere, in due soli giorni, l'ultimo Giallo Mondadori della  serie di William Monk  Sangue sul fiume (Blood on the Water),  n. 3152, dove ancora una volta la capacità letteraria della famosa giallista inglese Anne Perry, che  deve la sua fortuna alla brillantezza dei suoi personaggi vittoriani, alla fedeltà con cui ha saputo riproporre un mondo competitivo e spietato falsamente celato sotto uno strato apparente di perbenismo ( le sue opere sono state vendute in oltre quindici milioni di copie in tutto il mondo),  pesca nel torbido delle umane passioni con un  tocco sicuro e con una profondissima introspezione psicologica.  Ostinato, orgoglioso e impulsivo, William Monk è il secondo personaggio in ordine di importanza fra quelli usciti dalla penna di Anne Perry, dopo   Thomas Pitt. Nato nel Northumberland, figlio di un pescatore, Monk ha lavorato prima con un banchiere e si è quindi arruolato nella polizia, dove è riuscito a salire abbastanza facilmente la scala del potere, motivato dalla sua ambizione. Ma William Monk è anche uno spirito indipendente, molto emotivo, che non bada alle distinzioni di classe, e ciò lo mette rapidamente  nei guai con i suoi superiori.
Viene in seguito licenziato dalle forze dell’ordine, trova un  impiego come investigatore privato e quindi, a partire dal volume Il fiume mortale (Dark Assassin, 2006), entra nei ranghi della Polizia fluviale di Londra, occupandosi in particolare di casi inerenti il Tamigi. I suoi casi sono ambientati nell’Era Vittoriana, intorno al 1860.
Qui la storia inizia con Monk capo della polizia fluviale, che a bordo della sua barca insieme con il suo sottoposto, il fedele  Orme,  si trova a viaggiare nei pressi di un battello che naviga sul Tamigi immergendosi nella soffusa luce calante del crepuscolo di Londra. A bordo della nave si sentono risate e musica, ma improvvisamente l’atmosfera festosa viene interrotta da un boato assordante. Poco dopo la prua è investita da una lingua di fuoco e l’esplosione provoca una caduta di schegge e detriti; tutto viene avvolto dalle fiamme e sull’acqua vi sono cadaveri galleggianti, persone ferite che cercano di sopravvivere e le urla disperate di chi è ancora in grado di gridare.
William , che ha assistito al terribile spettacolo, comincia subito ad avere l'idea, basata sulla meccanica dell’avvenimento,  di essere stato testimone di un attentato. Purtroppo Monk non ha tempo per verificare la correttezza di questa sua supposizione perché le alte sfere decidono di togliergli il caso per via di non meglio chiarite implicazioni internazionali.
Ma  la tragedia è accaduta sul “suo” fiume e lui sente di avere il preciso dovere di indagare in nome delle vittime. L’urgenza di occuparsi del caso cresce ancora di più quando le autorità identificano in un egiziano il possibile responsabile del tutto, scelta che a Monk puzza tanto di facile capro espiatorio. Come capo della polizia fluviale si rimette in moto, incurante degli ordini, pronto a fare giustizia, costi quel che costi, assistito dalla fedele moglie Hester, da Scuff, il ragazzino dei moli da lui adottato. dai suoi sottoposti Orme e Hooper e da Sir Oliver Rathbone, rientrato da un lungo viaggio in Europa e Medio Oriente
Un racconto avvincente ed un finale a sorpresa da non rivelare a nessuno...

Nata a Blackheath, Londra, il 28 ottobre 1938, Anne Perry è lo pseudonimo di Juliet Marion Hulme, una donna che è riuscita a ricostruirsi una vita degna di essere vissuta anche dopo un evento tragico: la condanna in gioventù per omicidio.
Figlia del professor Henry Hulme, medico e rettore dell'Università di Canterbury in Christchurch, ed eminente scienziato ( guidò il programma britannico della bomba all'idrogeno ), le viene diagnosticata la tubercolosi, così che fin dalla più tenera età viaggia in molti posti caldi del mondo (Caraibi, Sudafrica )  nel tentativo di migliorare la sua salute. All'età di 13 anni si riunisce con il padre, che si trasferisce all'Università  della Nuova Zelanda.
Qui diviene amica intima di Pauline Parker, un'amicizia morbosa ed ossessiva. La famiglia Hulme, però, è vicina al divorzio, e così Juliet pensa che potrebbe tornare in Inghilterra con l'amica. La madre di quest'ultima, Honora Rieper, è invece decisamente contraria 
 Nel 1954 Juliet e Pauline la uccidono con premeditazione e Pauline scrive nel suo diario tutto ciò che ha intenzione di fare alla madre, una prova inconfutabile dell'omicidio..
Il processo per omicidio ebbe eco internazionale e sollevò l'indignazione pubblica. Il 29 agosto 1954 Juliet e Pauline furono condannate per omicidio, ma essendo appena sedicenni ottennero una pena inferiore a quella prevista: cinque anni di detenzione e il divieto assoluto di incontrarsi di nuovo.
Se oggi Anne Perry è ancora in vita, e se è stata in grado di ricostruirsi un’esistenza, lo deve anche e soprattutto alla benevolenza dei giudici dell’epoca che, nel 1959, dopo soli cinque anni di detenzione, le consentirono di uscire dal terribile carcere di massima sicurezza di Mt.Eden, dove venne rinchiusa dopo essere stata riconosciuta colpevole di omicidio di primo grado nei confronti di Honora Parker, in complicità con la figlia della vittima, Pauline.
Il clamore che ebbe la vicenda fece sì che questa venisse trasposta per il cinema ben due volte: la prima in un film francese del 1971, E non liberarci dal male (Mais ne nous délivrez pas du mal), la seconda in un film neozelandese del 1994, Creature del cielo (Heavenly Creatures), diretto da Peter Jackson e presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1994, Vincitore del Leone d’Argento e Candidato alla Nomination degli Oscar per la miglior sceneggiatura originale.
Finita la detenzione, Juliet parte dalla Nuova Zelanda per l'Inghilterra, poi dopo un periodo negli Stati Uniti si trasferisce in Scozia, nel paese di Portmahomack, dove vive tuttora con la madre. 
Juliet si cimenta con la scrittura e nel 1979 dà alle stampe il suo primo romanzo: Il boia di Cater Street (The Cater Street Hangman), serie di Thomas Pitt
Per tagliare i ponti con il passato, prende lo pseudonimo di Anne Perry, dal cognome del suo patrigno, e nel 2009 le viene assegnato il Premio Agatha alla carriera.
Inizia così una prolifica carriera letteraria, che affronta i vari generi della letteratura gialla.
Sia Anne Perry che l'amica di una volta, Pauline Parker, vivono in Gran Bretagna, ma dal giorno del processo non si sono più incontrate.

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